domenica 30 dicembre 2012

Porto i pantaloni larghi

Quelli che vanno per la maggiore adesso, con la gamba a sigaretta, ma larghi nel giro vita, coi bottoni davanti. Non uso la cintura, poche volte la uso, o viene usata su di me, piegata in due e calata con forza sul mio fondo schiena.
Scendo di corsa le scale dell'albergo, saluto di corsa il portiere, mi apre la porta, non so che ora è: mezzanotte? o forse qualcosa prima.
Lui è fuori là, sul marciapiede, mi aspetta da quando ho detto "salgo un attimo in camera".
Un sorriso, ma ora sorrido più con gli occhi, rivelatori del mio stato d'animo; ci incamminiamo, lui alla mia sinistra, procediamo con calma, si parla, finché lui rallenta, si ferma, allunga la sua mano destra verso me, io lo guardo, ma i suoi occhi sono puntati sulla sua mano, una voce la sua "vieni qua", io prendo la sua mano, abbraccio e finalmente il bacio atteso da me.
Bacio che equivale a dissetare me, parzialmente e poi la ragione non ha più motivo di essere...
.. angolo della strada, io schiacciata al muro, le sue mani che stringono forti le mie.. le nostre lingue che si cercano..le sue mani sui miei fianchi, le mie mani attorno al suo collo.. le sue mani sotto la mia maglia.. una notte di luna quasi piena, le stelle le fatico a vedere .. tanta luce in questa città magica..le sue mani che prendono e strizzano la mia pelle.. la maglia che mi sale... le sue mani a coppa sui miei seni.. strizzano.. lamento di dolore e piacere dalla mia gola..
La sua mano che mi piega la testa avanti, l'altra sua mano  che mi sposta i capelli dalla nuca e poi.. dolore.. lui mi morde, a fondo, a lungo.. brividi di piacere mi scuotono..
Passa una macchina, ci stacchiamo.. poi dei passanti, gente che rientra a casa.. noi ancora su quel muro..appiccicati.. io mi sposto, lui alle mie spalle.. mi prende e mi riattira a sé.. mani che corrono sulla pelle, mani che scendono, entrano nei pantaloni.. dita che sondano.. che strizzano i miei glutei..e vanno oltre.. sondano.. un dito.. due dita.
... continuano i giochi.. sono nata per dare piacere a chi mi fa stare bene, a chi sussurro "assaggiami".
(LaAli)

giovedì 27 dicembre 2012

Un passo dietro l'altro, in un abbraccio invisibile

Poi succede che la pelle che hai fatto usare, diventi la sua pelle e ripassa il dito sul collare mai levato.
E col dito passo la mia carne, dove hai morso e il dolore da piacere, questo ti appaga.
Ma se questo cambiasse?
Altra regola, ma stesso gioco.. "dimostrami di essere mia, sai che devi fare"
E seppur pensando che sia impossibile, in un cammino non capito ma voluto, passo dopo passo, si è al limite.
Basta un click per fare. E poi sarà possibile veramente tornare indietro? Dire "è un gioco, ora mi riprendo la mia vita" ?
Perché poi chiederai ancora di più. E sarà fatto, seppur sembri improbabile.
Perché sarà, in questa logica, senza alcuna vendetta.
Ma la finalità è la stessa.
Cerco il nero dei miei pensieri.


giovedì 20 dicembre 2012

Ricordi di una fine estate...

Sudato (maledetta estate) ed ancora con il fiato corto...
La luce è spenta, come quasi sempre in questi casi
ed io mi ritrovo a fissare, nel buio più completo,
un punto teorico del soffitto.
Non sto pensando, non ora, ho ancora l'amaro della delusione in bocca.
Cosa hai?
Nulla.
Ti sento così distante, assente.
Fa caldo, lo sai che non sopporto il caldo...
E' per questo che stai li in disparte?
Si. Solo che avvicino una mano alla tua pelle si suda....
Hai ragione.
Dai dormiamo che sei stanco.
Si. Dormiamo. Buona Notte.
Buona Notte ..... ... !!!!
Dormiamo.... si.... non ho altro da fare se non cercar di dormire, e magari farmi passare questa sensazione di rabbia e amaro... ma non ci riesco.
In fondo ero entrato in questo letto per dormire, anzi, per continuare a dormire, non avevo voglia di altro, solo riposarmi poi è andata diversamente.
Me ne accorgo subito quali sono le sue intenzioni anche se sto praticamente dormendo.
Il corpo più vicino, le mani che sfiorano le spalle....
Stavo dormendo, ma in me si son risvegliati i ricordi di un'altra notte ed il corpo ha reagito da solo.
Le mani hanno iniziato ad esplorare quel corpo che ben conoscono o almeno dovrebbero conoscere,
ma vi era qualcosa di diverso e il diverso era nella mia testa....
Mi giro su un lato, togliendo da sopra il mio corpo le sue mani delicate.
Arrivare con la bocca tra il collo e la spalla è un tutt'uno con la mia mano che si avvinghia al seno.

E' buio.... sono ad occhi aperti e sono nella mia stanza da letto.
Questa è la realtà, ma è buio ed io non son qui.
Sono in una stanza d'albergo, è sempre notte e ciò che stringo e strizzo con forza fra le mie mani sono i Tuoi seni, ciò che ho tra i miei denti è la pelle del Tuo corpo.

Le immagini e le sensazioni passano veloci davanti ai miei occhi e sul mio corpo.
Click, il cervello si spegne.
La mia mano inizia a stringere con forza uno dei due seni, per poi lasciarlo all'improvviso.
Le dita raggiungono velocemente il capezzolo ormai turgido, 
dopo averlo solo sfiorato con il palmo della mano, con due dita inizio a stringere....
e stringere....
AHIA !!! mi fai male !!!
Di scatto lascio la presa, infastidito da quel suono così stridulo alle mie orecchie...





--> Continua -->




lunedì 17 dicembre 2012

Buio

Non ho la costanza di scrivere giornalmente, qui riporto, per nulla camuffata, la mia vita, di oggi e del passato. Quindi può capitare che in alcuni periodi abbia voglia di scrivere e di raccontare, altri in cui di tutto ho bisogno tranne che di leggermi.
Mi scuso quindi se trovate avvolte lunghi e noiosi racconti (magari anche incompleti) o brevi frasi sconnesse, mi dispiace per voi che leggete, ma son così.



Non temo l'oscurità totale, anzi mi aiuta a pensare e spesso la cerco.
Stare al buio per me è l'equivalente di viaggiare stando immobile.
Non è stato facile stare al buio con Te. 
Ho bisogno di guardarti, di vedere come il tuo corpo tutto reagisce a qualsiasi tocco, non mi basta il tatto, l'udito, l'olfatto o il gusto, devo anche vedere.
Si vedere, guardare... ma ero consapevole che in questo caso sarebbe stato deleterio sapevo cosa avrei trovato e non avevo nessuna voglia di rovinarmi  nessun secondo passato insieme e buio è stato.
Mi hai chiesto se qualcosa mi ha infastidito. No nulla, nulla in grado di intaccare il tutto.
Si scherzava ieri sera......

A: "Hai finito di giocare con il mio corpicino?"
M:  "forse", "fammi giocare"

Questo è stato il reale scambio a distanza.... ma ti lascio il mio primo pensiero.... quello che non ho scritto.


A: "Hai finito di giocare con il mio corpicino?"
M:  "Non ho mai veramente iniziato"





sabato 27 ottobre 2012

Rabbia/nervosismo da scaricare .......

E il treno va.....
La musica negli auricolari è altissima, quasi mi da fastidio......
Non mi basta.
So cosa mi servirebbe quando sto così, ma non riesco a trovare ne il tempo ne il luogo per scaricare altrove ciò che sto accumulando.
Oggi per alcuni minuti mi sono sentito un animale in gabbia.
La doccia dell'albergo era decentemente grande, tre lati composti dalle pareti stesse del bagno e l'ultima da una vetrata.
Ci provo a rilassarmi a svuotare la testa.
Resto li immobile, con le braccia alzate, le mani ben aperte e appoggiate alle pareti che fanno angolo, sotto il getto dell'acqua calda...... quasi ustionante.
Ci provo cazzo.... la doccia calda rilassa (dicono).....
Nulla, il battito cardiaco è ancora troppo veloce.... troppa adrenalina, ancora troppi pensieri....
Apro gli occhi, tenuti chiusi fino ad ora, la testa è rivolta verso l'alto, l'acqua se pur ustionante non mi impedisce di guardarmi le mani, appoggiate al muro.. i muscoli della schiena si irrigidiscono,
il collo, le le braccia si tendono.. e inevitabilmente serro le dita le stringo fino a sentire le unghie ben piantate nel palmo .
Basterebbe così poco.... ma non voglio fare ne troppo rumore ne danni.
La respirazione è leggermente veloce e pure sono quasi immobile...
Mi guardo intorno, con le nocche busso leggermente sulla parete che ho difronte e che confina direttamente con la stanza da letto, è un tramezzo.. ed anche molto fino, impatto troppo rumoroso.
Mi giro verso destra, altra parete, toc, toc.... stesso risultato ed in più questa confina con un'altra stanza...
Frustrato, con il fiato corto ed i pugli sempre più serrati, batto leggermente anche sull'utlima parete rimasta... leggera.. "Maledetti alberghi !!! "...
La doccia è abbastanza grande da permettermi di fare pochi passi.
Due passi avanti, cerco di riprendere una respeirazione regolare... mi giro, due passo indietro.... nulla.
Mi femo nuovamente sotto il getto della doccia, la mascella è serrata e la testa inizia pulsare... non va bene.
Guardo il miscelatore, lo afferro e ruoto completamente la manopola verso l'acqua fredda.
Un getto gelato mi colpisce dietro la nuca e scende sulla schiena, tanto gelato da togliermi il respiro per qualche secondo.
Resto così immobile a sotto l'acqua gelita, con la stupida speranza che anche i pensieri che mi portano a questo stato si congelino...
Passano i minuti, il risultato in cambia, il mio corpo si è orami adattato alla temperatura...
Capisco che la mia assenza alla lunga porterebbe chi mi aspetta nell'atra stanza ad insospettirsi... a pensare che qualosa non va.....
Chiudo l'acqua, mi asciugo, esco dal bagno.... 
Lei è li, mi si avvicina, mi abbraccia.... la stringo a me, come se la potessi in qualche modo assorbire.
Poche cose cambierebbero il mio stato attuale...... e nessuna si è verificata o si verificherà a breve.
O trovo le chiavi di questa gabbia.... o la apro a forza.


P.S.
Non ho il tempo di rileggermi, ed il cellulare scrive ciò che vuole..... non me ne vogliate.



All in all you’re just another brick in the wall.

lunedì 22 ottobre 2012

200,000 - SI o NO

 -...... se siete arrivati direttamente qui, vi manca un pezzo.... L'incontro 

Son una persona poco formale, poco elegante e molto pratico e il tutto si rispecchia un po in tutto ciò che faccio.
Quindi.... la cena.
L'appuntamento era stato fissato per il venerdì successivo alle 21,00 in quel di Trastevere.
Il manuale del buon corteggiatore (non che gentil uomo), in questi casi prevede che l'uomo vada a prendere la donna o che almeno si proponga (è anche un'ottima scusa per riaccompagnarla sotto cosa... o per far si che il tutto non finisca con la cena), io odio leggere i manuali e quindi il tutto si risolse con un mio:
"Bene, ci vediamo alle 21,00 a Piazza Trilussa"
La sera della cena, arrivo all'appuntamento con una mezzora abbondante di anticipo, quindi mi siedo sui gradini della fontana ed aspetto. 
21,10 eccola che arriva, la osservo guardarsi in giro per vedere se son già lì. Prima che gli venga il mal di testa a guardar a destra e sinistra mi alzo e le vado incontro. Fra convenevoli, saluti, battute e chiacchiere ci ritroviamo seduti al tavolo assegnatoci dal cameriere.
La conversazione è piacevole, ci si conosce un po (cosa non avevamo fatto in precedenza quando eravamo insieme agli altri). Così vengo messo al corrente che lei è sposata (non porta la fede), fa il notaio presso lo studio del padre (prossimo alle pensione), ha circa dieci anni più di me e non ha figli. Tutte cose che io non avevo chiesto ma che lei pian piano lei mi ha raccontato. 
Una sensazione strana, come ...come... ecco si, come quando ad una partita a Risiko si schierano le proprie armate prima di iniziare ad attaccare.
La cosa mi stupiva, devo esser sincero  perchè sentivo che mi stava sfuggendo qualcosa. Eravamo a cena, ci stavamo conoscendo, probabilmente se la serata girava in certo modo saremmo finiti a letto o forse no. E con capivo il tono della sua voce, ogni nuova informazione su di lei, non era detta con la leggerezza, mi guardava fissa negli occhi quando parlava, era calma, e quasi priva di espressione, tranne un leggero sorriso, stampato.
Raccontai alcune cose di me, il mio lavoro, la relazione con una ragazza che andava aventi ormai da 4 anni e cose di questo genere, cercando di non dire più di quanto lei non avesse detto a me, come per ricambiare le informazioni ricevute, il tutto condito dalle mie solite 'cazzate', perchè io non riesco ad esser serio troppo a lungo e mi piace veder sorridere la gente.
Dopo più di due ora la cena era terminata (no...no... il servizio non era lento, ma noi ce la stavamo prendendo comoda) e chiedo il conto.
Il conto naturalmente viene consegnato a me e mentre sto pagando.....
F.: Questa te la lascio pagare.
Alzo lo sguardo per guardala e trovo due occhi scuri che mi fissano.
Sorrido.
Lei no.
Prima di alzarci decidiamo di fumare un'altra sigaretta (eh... si... ancora si poteva fumare nei locali pubblici).
Una sigaretta fumata in silenzio.... silenzio interrotto all'improvviso...

F., sempre con lo sguardo fisso ai miei occhi, come per non distrarsi da altro... mette una mano nella sua borsetta, tempo pochi secondi e vedo la sua mano sul tavolo strisciare verso di me, come nel porgermi qualcosa:
"Queste, per passare l'intera notte con me... questa notte"
A questo punto son costretto a a guardare cosa mi stava porgendo, da sotto le dita si distinguono chiaramente due banconote da centomila lire.
Io... leggermente imbarazzato: "Ma guarda che serve mica che..."
F.: "Non voglio spiegazioni o altro, solo SI o NO"
F.: "SI, andiamo da me ora. NO, è stato un piacere conoscerti, ognuno per la sua strada"
E' determinata e sicura di se.
Io: "SI"

------> Segue a breve (Spero) 













venerdì 19 ottobre 2012

200,000 - L'incontro

In fin dei conti il giro è sempre lo stesso,
i locali son sempre quei due o tre a rotazione, dipende dal tempo, dalla voglia di guidare e da chi si vuol vedere.
Noi?... noi siamo sempre gli stessi tre di sempre, profondamente diversi ma molti simili per età e voglia di vivere. Terza o quarta birra per loro, io come al solito sorseggio la mia seconda media, che sarà anche l'ultima della serata. Ne faccio tante di cavolate ma io e l'alcol non riusciamo ad andar d'accordo.
Siamo praticamente di casa quì dentro, conosciamo il proprietario, le cameriere (si.... due in particolare possiamo dire di conoscerle più che bene) ed oramai anche i frequentatori di questo posto raramente ci sorprendono.
Seduti agli sgabelli del bancone, si fa la solita radiografia alla sala, stracolma, tanto per farci due risate o eventualmente per trovare nuove facce interessanti.
"Marco..... e quelle?", mi giro dove è puntato il dito del mio amico (la mia metà bastarda.... di quelle rare persone con cui non devo neanche parlare, lo devo solo guardare ed è tutto chiaro.... però lui è diretto, impertinente, impulsivo, menefreghista... ma soprattutto non fa nulla per nasconderlo, la classica persona che la gente 'perbene' in strada guarda male, o se son donne si mettono la mano sulla borsetta.... lui.... io? .... ) e noto i due volti nuovi della serata.
Due signore (oggi direi ragazze..), bell'aspetto, molto curate e vestite in modo giovanile, jeans e maglietta una, pantaloni di cotone neri e camicia bianca l'altra.
Alzo le spalle e sorrido al 'bastardo', lui prende il suo boccale e ciondolante si dirige verso il tavolo delle due malcapitate. Non so di preciso cosa si siano detti, ma tanto ciò che contava era il risultato finale. Un paio di volte indica a noi che siamo sul bancone, poi lo vedo dirigersi verso un tavolo più grande che si stava svuotando.
Mi giro verso il ragazzo che si occupa di far accomodare le persone o di cacciarle quando è tutto pieno (come ora...):
"Stè !!!, ci mettiamo a quel tavolo lì" ed indico il tavolo dove ora siede solo soletto il 'bastardo' con il suo boccale di birra.
Il tempo di alzarci ed arrivare al tavolo ed ora siamo in 5 a conversare allegramente a noi si sono aggiunte le due "signore". Come mio solito lascio agli altri dirigere le danze di gruppo e mi limito a qualche breve battuta o far da spalla ad una delle nuove arrivate, più che altro osservo, ascolto .... osservo.
Il "bastardo" tiene banco come da copione, ogni tre per due non perde l'occasione per invitare una delle due a casa sua, loro tra una risata e una battuta declinano sempre.
La serata volge al termine e al contrario di ciò che mi aspettavo, donna dalla camicia bianca (F. da ora, per comodità) dice guardandomi: "Grazie, della piacevole e spensierata serata, non mi dispiacerebbe ripeterla", sorride....
L'invito era troppo spudorato per non esser colto al che gli faccio: "Sono d'accordo, segnati il mio numero, quando vuoi chiama e ci rivediamo tutti (la guardo, dritta negli occhi.... e lei è li che altrettanto, fiera, sicura) insieme, per un'altra birra o magari per una cena".
Naturalmente lei (loro) non lascia nessun numero, ma si prende il mio e quello del 'bastardo', che prontamente mi aveva seguito nel offrire un mezzo per risentirci.

Circa dieci giorni dopo, verso l'ora di cena, il cellulare squilla... 
Guardo... un numero che non ho in rubrica (erano i tempi in cui ancora rispondevo a chiunque chiamasse sul mio cellulare), rispondo e dall'altra parte:

F.: Ciao Marco, sono F. !!!
Io: "F. ......F......F.....ok.... " Ciao F., mi stavo giusto chiedendo che fine avessi fatto.
F.: ride....  Bugiardo !!!

Nel giro di poche frasi, ci si accorda per una cena a due, dopo aver scartato con tremila scuse idiote, una nuova serata al pub con tutto il gruppo e una cena con gli stessi protagonisti.

-----------> Segue





lunedì 1 ottobre 2012

TRADITO


Si sistema l’orologio al poso destro, con una precisione quasi maniacale: si innervosisce quando gli scivola sotto il polso. Tamburella per l’ennesima volta le dita sul ripiano logoro della scrivania: retrocesso. Una parola che mai e poi mai avrebbe pensato di potere associare a sé, alla sua carriera. E intanto si sente vuoto dentro: colmo solo di ansia e di amarezza. Quando era entrato a far parte dell’unità di lavoro aveva sognato, sentiva che era la sua occasione per fare passi da giganti, lasciare la fogna sociale in cui era stato relegato fin dalla nascita. Lasciare lo Yemen e inseguire tracce che stavano diventando sempre meno precise. Guarda con disgusto la scatola del take away dove il wasabi molle rappresenta degnamente il suo stato d’animo. Si chiede ora a che pro tutte quelle ore a esaminare dossier che anziché fornirgli luce nei pensieri bui generavano x-files e segreti inaccessibili.
“sei ancora qua?” .. si volta a tre quarti, con lo sguardo intercetta la sagoma che sta alle sue spalle e un motto di stizza lo pervade. Sente calore al collo, stringe i pugni col desiderio che resterà inespresso di scagliarne uno sulla faccia di colui che l’ha tradito, che lo ha reso merce di scambio per avanzare di carriera e ingraziarsi la simpatia del comandante.
“no Zio.. ora vado e non torno più"


martedì 25 settembre 2012

Storia di una ragazza tra tante

Con un gesto di stizza si toglie per l’ennesima volta il ciuffo di capelli che le ricade in fronte. E’ arrabbiata col mondo, è arrabbiata con se stessa. Voglia di scappare e di fuggire da tutto e da tutti. Ma più su tutte non ne può più di 
quel nome assurdo che da ventisette anni si porta appresso. Non capisce il senso di questo nome. Un tempo le sembrava un nome non da tutte, come dicevano i suoi. Certo! C’ha pensato poi la gente a farle capire che non tutte avrebbero voluto un nome così. Non si ricorda se questo è stato uno dei fattori determinanti per la rottura tra lei e i suoi, perché di cause o motivi è capace a trovarne sempre. Le parte un guizzo quando ha voglia di litigare, come quando sta in un camerino a provarsi l’ennesimo capo che poi mai comprerà: però non sa mai resistere, che si sofferma alla vetrina, guarda, pensa e attende lo stimolo giusto. Persino oggi, quando col dito sta sofferma a pagina 354 sulla ricetta della polenta, sa che la leggerà un paio di volte, sa che mai la cucinerà. A volte è arida dentro e allora si allontana da tutto e da tutti, prende quello che a suo avviso non deve far parte della sua vita e rinchiude tutto il brutto in una torre, mentre lei resta fuori libera. Ecco chi è Quaresima: una che ancora non sa che vuole dagli altri, che da se stessa ha avuto e avrà ancora molto.


(LaAli)


racconto tra immaginazione e vissuto, seguendo parole fisse..
(Polenta Quaresima Rottura Stimolo Torre)

mercoledì 19 settembre 2012

Kee-way, Lucertola, Monopoli, Nettare, Orologio...

M’aveva detto che una come me non l’aveva mai conosciuta, che le sensazioni gli io gli davo non le aveva mai provate con nessun’altra. E io gli avevo creduto. Perché? Semplice .. Avevo bisogno di crederci, avevo bisogno di essere, di vivere, di essere sua. O di essere di qualcuno. M’ha insegnato che l’orologio che porto al polso non ticchetta solo il passare dei secondi, no: scandisce gli attimi della mia attesa mentre mi tiene chiusa nella stanzetta adibita a guardaroba, seminuda, ovvero vestita del mio solo intimo. Quando è benevolo nei miei confronti mi lascia indossare il corsetto: mi piace, mi fa sentire speciale. Una bambola speciale. Poi mi chiama, sento la sua voce oltre la porta chiusa, esco e lo trovo nel corridoio, regge il mano quel logoro kee-way rosso e so già che vuole: lo devo prendere, indossare uscire per una via di Monopoli e bussare alla porta di quel tipo sconosciuto, “lo riconoscerai dalla lucertola tatuata sull’avambraccio”. So che devo farlo. Perché poi avrò la mia ricompensa: me stesa sul suo letto, a pancia in giù polsi legati, faccia schiacciata sul cuscino e loro due dietro che trarranno ogni piacere dal mio corpo. Un mio solo inespresso desiderio: voglio alienarmi nel mio dolore, perdermi nell’abisso del piacere e non ultimo voglio dare a loro il mio nettare, mio umile dono.


racconto tra realtà e immaginazione, con parole fisse...

LaAli

lunedì 17 settembre 2012

611

Busso, piccoli colpetti leggeri, mentre faccio l'occhiolino alla donna che sta pulendo la stanza successiva.
"E' aperto, entra".
La camera è semibuia, come piace a me, lui mi viene incontro: ci guardiamo, sorriso, abbraccio e sterile bacetto sulla guancia. Lui richiude la porta alle mie spalle e io penso "zero pensieri, zero problemi".
Avanzo, poggio la mia borsa sul letto, sfilo gli occhiali, levo l'orologio, via le scarpe: oddio.. come stessi a casa mia.
Mi giro lo guardo: si sei bello, ed è giusto che tu che mi farai provare dolore e piacere sia bello, la mia vista pure deve essere appagata.
E..
Lui si stende ancora vestito nel letto, io sto in piedi dall'altro lato, mi guarda, alza un braccio e mi tende la mano: gliela prendo, lui mi tira a sè. Mi stendo fianco a lui, lui mi abbraccia e fa "che settimana pesante" io gli rispondo "come sempre, si vive". Lui mi guarda, sorride e mi fissa con quei suoi occhi.
Gli passo un dito su quel pezzettino di pelle che spunta tra la cinta dei pantaloni e la maglia, sento che freme sotto e allora ripasso nuovamente, stavolta incidendo un po' con l'unghia.
Lo guardo ma la penombra della stanza ha trasformato il suo sguardo brillante in due antri bui e cavernosi.
Avvicino il mio viso al suo, perché io devo vedere il suo sguardo: devo capire se e come faccio effetto.
Ci baciamo, baci dolci.
Gli dico "ora tieni la bocca chiusa" e con la punta della lingua lecco le sue labbra, insinuando un po' ma non aprendogliele. Prendo il suo labbro inferiore e glielo succhio un po, piano delicatamente, mentre con le mani continuo ad accarezzargli la pelle, avanzando sotto la maglia, risalendo fino al torace e stuzzicandogli i capezzoli con le dita. Mi fermo, scosto il viso, gli sfilo la maglia e mi metto seduta cavalcioni sopra di lui.
Gli bacio la pelle, dalla pancia fino al collo: tanti piccoli baci, mentre con le mani gli afferro i polsi e gli blocco le braccia sopra la sua testa.
Gli passo la lingua umida sul collo, vicino l'orecchio e intanto sento il suo corpo che si tende, si muove sotto di me. Metto le mie gambe sotto le sue e col corpo avanzo, in modo da spingere in alto le sue gambe allargate e i nostri sessi, ancora vestiti, si incontrano.
Lui "che fai..mi scopi te?" e io "perché non si può?"  e lui "tutto si può"
Non termina la frase che con una mossa veloce mi disarciona, mi ritrovo a pancia in su bloccata con lui sopra me che mi dice "ma così è ancora meglio", e mi morde il seno sinistro da sopra la canotta e poi me la sfila. Mi sfila i pantaloni. resto coll'intimo: corsetto e perizoma, nero. Lui "uhm..bello..mi piace" io.. sorrido compiaciuta. Mi giro, gli sfilo i suoi di pantaloni, guardo il suo corpo: mi piace. Gli lecco un piede, poi l'altro. Risalgo le sue gambe, lentamente, con la bocca, arrivo all'inguine, lo sfioro con le labbra, lui mi sfiora la testa con le mani, alzo lo sguardo e ..eccola..sta facendo capolino la sua perdizione.. ma non come dico io ancora. Quindi vado oltre, gli bacio e succhio i capezzoli, gli lecco le ascelle, lo mordo nei suoi incavi, finchè lui prende il mio viso tra le sue mani e mi bacia. Un bacio lungo, duro, da affamato. Mi fa rotolare sulla schiena, mi sfila il perizoma e io non posso più nascondere la mia eccitazione da quanto sono bagnata. Mi infila due dita e mi bacia. Sto zitta. Mi infila un altro dito e dentro prego"di più di più" . Preghiera esaudita: quattro dita, le spinge e intanto mi morsica i seni, i capezzoli e li succhia. E' il tutto ed è il niente in me. Sparisce tutto: il mio mondo concentrato nella sua mano. Le mie urla mi rendono quasi impossibile sentire lui che mi dice "basta?" e io che rispondo "no, ancora". E vedo il suo braccio che pistona tra le mie gambe, rovescio la testa indietro e ne esce un urlo: dolore, finalmente solo e unico e piacevole dolore...
(to be continued)

martedì 11 settembre 2012

Domande dal passato...

Non sempre, anzi raramente faccio arrivare le conversazioni al punto che il mio interlocutore possa chiedermi....
"Perchè?" specialmente se si sta parlando di me.
Ma c'è chi può e giustamente lo fa e gliene sono grato.
Mi chiese: "Perchè lo hai fatto?"
Ad esser sincero ho dovuto pensarci. Un po per gli anni che son passati, un po perchè spesso faccio (facevo) le cose sul momento con pochi pensieri e poche domande.
Perchè.....
Perchè era un modo per uscire da un appiattimento interiore galoppante....
Perchè inizialmente era intrigante....
Perchè per un breve periodo è stato sotto certi aspetti gratificante (durato poco)...
Perchè esser pagati per un cosa che tu faresti ugualmente e gratis è.... curioso...
Perchè non son nato ricco ne lo sono diventato...... ed i soldi servono sempre (anche se quelli li ho bruciati in cavolate)...
Perchè se non ti conosco, non ho condiviso praticamente nulla con "te" e tu vuoi qualcosa da me, mi cerchi per averla... beh giusto che paghi... se proprio lo vuoi....
Questi in modo molto sintetico son i motivi, sono i perchè.
C'è però una cosa che ancora oggi mi chiedo e che proprio non riesco a capire (prego chi mi volesse illuminare faccia pure....), non riesco a mettermi ad immedesimarmi dall'altra parte.
Non riesco a capire (togliendo rari casi....) perchè pagare (e delle volte anche tanto) per fare del sesso, che sia esso reale o virtuale...
La mia non vuol essere una critica... non sto giudicando... è proprio che non capisco e la mia curiosità mi spinge a voler capire.... 
Io so perchè non pagherei..... ma non perchè c'è chi paga.


Quindi ora velo chiedo io.... Perchè?




Do you wanna play with me ?











venerdì 7 settembre 2012

Telefono

"Lo devi fare .. devi dimostrarmelo..che solo così mi fai contento... accontentarsi è adagiarsi... il tuo dolore è il mio piacere"
Si
Prossime 48 ore, incrinerò ancora di più la mia vita e non riesco a impormi di non farlo.
A lunedì.

giovedì 6 settembre 2012

E oggi...volo.

Trovo sempre meno persone che possano capire quanto io sto bene .. in quel che mi racconto e in quel che dico. Di me stessa.
Oggi è un giorno difficile.
Perché non riesco a portare la mia mano, al mio collo, a togliere il suo collare.
Perché col suo guinzaglio .. io provo il mio piacere.
Ma collare e guinzaglio, cessati i giochi, continuano a esserci, nella mia testa, con le sue telefonate, con le sue richieste.
E io sprofondo, mi perdo nei miei giri mentali. Assurdi.
Fatti di semplice richieste con risposte contorte.
Perché lui sta così piantato e radicato .. e oggi è un gran, lungo giorno difficile.

Oggi niente racconti di sessioni sessuali. No
Oggi ..volo.


venerdì 31 agosto 2012

uno.. due .. tre.. e ora Marco

mrG, che ha usato la mia vagina come fosse un guanto, infilando la mano fino al polso: sommo mio piacere, dopo il giusto dolore, quando ho visto il baratro nei suoi occhi. Ho capito allora cos'è produrre la perdizione in un uomo: mi ha fatto dimenticare subito la mia carne tesa e tirata. Quando ha avvicinato il suo viso alla mia perla e me l'ha baciata e leccata, fino portarmi all'orgasmo. Quando poi ha sfilato la mano delicatamente, mi ha massaggiata e s'è abbandonato con la testa tra le mie gambe nuovamente...
mrM, che ha usato il mio ano come sua principale fonte di piacere, tendendo schiacciata la mia nuca con una mano e stringendo le dita attorno al mio collo. Ho capito che con poco un uomo rischia di innamorarsi, mentre io non seguo l'amore: inseguo il piacere... Ho capito quanto adoro essere sodomizzata, ché mi sembra che tutto il mondo si trascini per un piccolo buco, in un movimento andante e incalzante...
mrS, che ho usato solo io, trascinandolo nella pazzia fisica con la mia sola bocca, nel sedile posteriore dell'auto, io accovacciata e schiacciata tra il pavimento della macchina e il sedile del passeggero anteriore. Una nota di dolcezza: le sue mani che mi accarezzavano teneramente i capelli: Non capisco perché ancora oggi è questo il ricordo più bello e non il suo gusto intimo e salato.
Ora ci sei Tu, ti porgo le mie mani aperte a palmo in su: le voglio intrecciare alle tue e stringere forte, mentre sto a pancia in giù e Tu assaggi il mio mondo.


Baby won't you ride
Ride it until it explodes
Heavy Metal

mercoledì 29 agosto 2012

... mentre Marco ....


Un pensiero, un brivido.
Un brivido, la mascella che si serra.
Azioni quasi inconsapevoli, istintive.
Non è la rabbia o l'ira, dalle quali rifuggo per timore di commettere nuovamente gli errori del passato.
Non è cattiveria gratuita, di quella che fa storcere la bocca anche chi non vive una vita propriamente retta.
No. Nulla di tutto questo.
E' solo la mia reazione ciò che è stato e a ciò che la mia mente il mio corpo ora brama.
Tutto è più che vivo nella mia testa, le linee del corpo, la morbidezza e il calore della pelle, voce, odori e sapori, il mondo stesso si racchiude in lei e quel mondo, almeno per il tempo che ci siam concessi, è stato nelle mie mani.
Le guardo anche ora queste mani, aperte, il palmo rivolto verso l'alto e.... vuote.
Alzo il volume della musica...
Chiudo gli occhi...
Un brivido...
I pugni si chiudono e si stringono fino a sentire quasi dolore...
Non ho uno specchio difronte a me e sono ad occhi chiusi, ma mi conosco so cosa vuol dire questo sorriso sbieco che si è ora disegnato sulle mie labbra...
Desiderio... brama ... "fame"...




Qui ci sono io in eterno contrasto con me stesso, amante del caos e di chi sa donarmelo sotto qualsiasi forma.

E si incamminarono a testa bassa verso l'unica strada che sembrava percorribile... mentre Marco ...




lunedì 27 agosto 2012

Langue la cattiveria

E' un percorso, dove la cattiveria arranca?
No.
E' il Mio percorso, dove io mi evolvo e riesco a dare giusto sfogo al mio essere, uno dei tanti, soprresso e fatto azzittire per troppo tempo.
Provo piacere nel dolore fisico, uso e faccio usare il mio corpo per veicolare il benessere fisico.
Ma è anche molto di più. E' altro.
E' dare per pochi attimi, ore o giornate, il completo mio dominio all'altra persona.
Il mio corpo un suo strumento, le sue mani che mi sfiorano, mi pizzicano, mi straziano. Mi saziano.
Il dolore più grande che può darmi? E' dire di No alla mia offerta.
Perché questo è quello che voglio: offrirmi in tutto e per tutto, nel fisico.
Mentre la mia testa incamera i ricordi che il mio corpo vive.
Mentre sento che il limite della sopportazione fisica sta per essere infranto, io chiedo "di più".
Perché dopo, rinasco.

Sarà un percorso ...
Mi presento...
Sono Alice, ma facciamola più facile.. sono LaAli.