lunedì 1 ottobre 2012

TRADITO


Si sistema l’orologio al poso destro, con una precisione quasi maniacale: si innervosisce quando gli scivola sotto il polso. Tamburella per l’ennesima volta le dita sul ripiano logoro della scrivania: retrocesso. Una parola che mai e poi mai avrebbe pensato di potere associare a sé, alla sua carriera. E intanto si sente vuoto dentro: colmo solo di ansia e di amarezza. Quando era entrato a far parte dell’unità di lavoro aveva sognato, sentiva che era la sua occasione per fare passi da giganti, lasciare la fogna sociale in cui era stato relegato fin dalla nascita. Lasciare lo Yemen e inseguire tracce che stavano diventando sempre meno precise. Guarda con disgusto la scatola del take away dove il wasabi molle rappresenta degnamente il suo stato d’animo. Si chiede ora a che pro tutte quelle ore a esaminare dossier che anziché fornirgli luce nei pensieri bui generavano x-files e segreti inaccessibili.
“sei ancora qua?” .. si volta a tre quarti, con lo sguardo intercetta la sagoma che sta alle sue spalle e un motto di stizza lo pervade. Sente calore al collo, stringe i pugni col desiderio che resterà inespresso di scagliarne uno sulla faccia di colui che l’ha tradito, che lo ha reso merce di scambio per avanzare di carriera e ingraziarsi la simpatia del comandante.
“no Zio.. ora vado e non torno più"


2 commenti:

  1. Facile sentirsi traditi..... quando si è stati usati ;)

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  2. In fondo è come dici te.
    Ma questo è solo un aborto letterario.
    ..
    Tornando a noi...che cazzate devo evitare di fare?

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