sabato 27 ottobre 2012

Rabbia/nervosismo da scaricare .......

E il treno va.....
La musica negli auricolari è altissima, quasi mi da fastidio......
Non mi basta.
So cosa mi servirebbe quando sto così, ma non riesco a trovare ne il tempo ne il luogo per scaricare altrove ciò che sto accumulando.
Oggi per alcuni minuti mi sono sentito un animale in gabbia.
La doccia dell'albergo era decentemente grande, tre lati composti dalle pareti stesse del bagno e l'ultima da una vetrata.
Ci provo a rilassarmi a svuotare la testa.
Resto li immobile, con le braccia alzate, le mani ben aperte e appoggiate alle pareti che fanno angolo, sotto il getto dell'acqua calda...... quasi ustionante.
Ci provo cazzo.... la doccia calda rilassa (dicono).....
Nulla, il battito cardiaco è ancora troppo veloce.... troppa adrenalina, ancora troppi pensieri....
Apro gli occhi, tenuti chiusi fino ad ora, la testa è rivolta verso l'alto, l'acqua se pur ustionante non mi impedisce di guardarmi le mani, appoggiate al muro.. i muscoli della schiena si irrigidiscono,
il collo, le le braccia si tendono.. e inevitabilmente serro le dita le stringo fino a sentire le unghie ben piantate nel palmo .
Basterebbe così poco.... ma non voglio fare ne troppo rumore ne danni.
La respirazione è leggermente veloce e pure sono quasi immobile...
Mi guardo intorno, con le nocche busso leggermente sulla parete che ho difronte e che confina direttamente con la stanza da letto, è un tramezzo.. ed anche molto fino, impatto troppo rumoroso.
Mi giro verso destra, altra parete, toc, toc.... stesso risultato ed in più questa confina con un'altra stanza...
Frustrato, con il fiato corto ed i pugli sempre più serrati, batto leggermente anche sull'utlima parete rimasta... leggera.. "Maledetti alberghi !!! "...
La doccia è abbastanza grande da permettermi di fare pochi passi.
Due passi avanti, cerco di riprendere una respeirazione regolare... mi giro, due passo indietro.... nulla.
Mi femo nuovamente sotto il getto della doccia, la mascella è serrata e la testa inizia pulsare... non va bene.
Guardo il miscelatore, lo afferro e ruoto completamente la manopola verso l'acqua fredda.
Un getto gelato mi colpisce dietro la nuca e scende sulla schiena, tanto gelato da togliermi il respiro per qualche secondo.
Resto così immobile a sotto l'acqua gelita, con la stupida speranza che anche i pensieri che mi portano a questo stato si congelino...
Passano i minuti, il risultato in cambia, il mio corpo si è orami adattato alla temperatura...
Capisco che la mia assenza alla lunga porterebbe chi mi aspetta nell'atra stanza ad insospettirsi... a pensare che qualosa non va.....
Chiudo l'acqua, mi asciugo, esco dal bagno.... 
Lei è li, mi si avvicina, mi abbraccia.... la stringo a me, come se la potessi in qualche modo assorbire.
Poche cose cambierebbero il mio stato attuale...... e nessuna si è verificata o si verificherà a breve.
O trovo le chiavi di questa gabbia.... o la apro a forza.


P.S.
Non ho il tempo di rileggermi, ed il cellulare scrive ciò che vuole..... non me ne vogliate.



All in all you’re just another brick in the wall.

lunedì 22 ottobre 2012

200,000 - SI o NO

 -...... se siete arrivati direttamente qui, vi manca un pezzo.... L'incontro 

Son una persona poco formale, poco elegante e molto pratico e il tutto si rispecchia un po in tutto ciò che faccio.
Quindi.... la cena.
L'appuntamento era stato fissato per il venerdì successivo alle 21,00 in quel di Trastevere.
Il manuale del buon corteggiatore (non che gentil uomo), in questi casi prevede che l'uomo vada a prendere la donna o che almeno si proponga (è anche un'ottima scusa per riaccompagnarla sotto cosa... o per far si che il tutto non finisca con la cena), io odio leggere i manuali e quindi il tutto si risolse con un mio:
"Bene, ci vediamo alle 21,00 a Piazza Trilussa"
La sera della cena, arrivo all'appuntamento con una mezzora abbondante di anticipo, quindi mi siedo sui gradini della fontana ed aspetto. 
21,10 eccola che arriva, la osservo guardarsi in giro per vedere se son già lì. Prima che gli venga il mal di testa a guardar a destra e sinistra mi alzo e le vado incontro. Fra convenevoli, saluti, battute e chiacchiere ci ritroviamo seduti al tavolo assegnatoci dal cameriere.
La conversazione è piacevole, ci si conosce un po (cosa non avevamo fatto in precedenza quando eravamo insieme agli altri). Così vengo messo al corrente che lei è sposata (non porta la fede), fa il notaio presso lo studio del padre (prossimo alle pensione), ha circa dieci anni più di me e non ha figli. Tutte cose che io non avevo chiesto ma che lei pian piano lei mi ha raccontato. 
Una sensazione strana, come ...come... ecco si, come quando ad una partita a Risiko si schierano le proprie armate prima di iniziare ad attaccare.
La cosa mi stupiva, devo esser sincero  perchè sentivo che mi stava sfuggendo qualcosa. Eravamo a cena, ci stavamo conoscendo, probabilmente se la serata girava in certo modo saremmo finiti a letto o forse no. E con capivo il tono della sua voce, ogni nuova informazione su di lei, non era detta con la leggerezza, mi guardava fissa negli occhi quando parlava, era calma, e quasi priva di espressione, tranne un leggero sorriso, stampato.
Raccontai alcune cose di me, il mio lavoro, la relazione con una ragazza che andava aventi ormai da 4 anni e cose di questo genere, cercando di non dire più di quanto lei non avesse detto a me, come per ricambiare le informazioni ricevute, il tutto condito dalle mie solite 'cazzate', perchè io non riesco ad esser serio troppo a lungo e mi piace veder sorridere la gente.
Dopo più di due ora la cena era terminata (no...no... il servizio non era lento, ma noi ce la stavamo prendendo comoda) e chiedo il conto.
Il conto naturalmente viene consegnato a me e mentre sto pagando.....
F.: Questa te la lascio pagare.
Alzo lo sguardo per guardala e trovo due occhi scuri che mi fissano.
Sorrido.
Lei no.
Prima di alzarci decidiamo di fumare un'altra sigaretta (eh... si... ancora si poteva fumare nei locali pubblici).
Una sigaretta fumata in silenzio.... silenzio interrotto all'improvviso...

F., sempre con lo sguardo fisso ai miei occhi, come per non distrarsi da altro... mette una mano nella sua borsetta, tempo pochi secondi e vedo la sua mano sul tavolo strisciare verso di me, come nel porgermi qualcosa:
"Queste, per passare l'intera notte con me... questa notte"
A questo punto son costretto a a guardare cosa mi stava porgendo, da sotto le dita si distinguono chiaramente due banconote da centomila lire.
Io... leggermente imbarazzato: "Ma guarda che serve mica che..."
F.: "Non voglio spiegazioni o altro, solo SI o NO"
F.: "SI, andiamo da me ora. NO, è stato un piacere conoscerti, ognuno per la sua strada"
E' determinata e sicura di se.
Io: "SI"

------> Segue a breve (Spero) 













venerdì 19 ottobre 2012

200,000 - L'incontro

In fin dei conti il giro è sempre lo stesso,
i locali son sempre quei due o tre a rotazione, dipende dal tempo, dalla voglia di guidare e da chi si vuol vedere.
Noi?... noi siamo sempre gli stessi tre di sempre, profondamente diversi ma molti simili per età e voglia di vivere. Terza o quarta birra per loro, io come al solito sorseggio la mia seconda media, che sarà anche l'ultima della serata. Ne faccio tante di cavolate ma io e l'alcol non riusciamo ad andar d'accordo.
Siamo praticamente di casa quì dentro, conosciamo il proprietario, le cameriere (si.... due in particolare possiamo dire di conoscerle più che bene) ed oramai anche i frequentatori di questo posto raramente ci sorprendono.
Seduti agli sgabelli del bancone, si fa la solita radiografia alla sala, stracolma, tanto per farci due risate o eventualmente per trovare nuove facce interessanti.
"Marco..... e quelle?", mi giro dove è puntato il dito del mio amico (la mia metà bastarda.... di quelle rare persone con cui non devo neanche parlare, lo devo solo guardare ed è tutto chiaro.... però lui è diretto, impertinente, impulsivo, menefreghista... ma soprattutto non fa nulla per nasconderlo, la classica persona che la gente 'perbene' in strada guarda male, o se son donne si mettono la mano sulla borsetta.... lui.... io? .... ) e noto i due volti nuovi della serata.
Due signore (oggi direi ragazze..), bell'aspetto, molto curate e vestite in modo giovanile, jeans e maglietta una, pantaloni di cotone neri e camicia bianca l'altra.
Alzo le spalle e sorrido al 'bastardo', lui prende il suo boccale e ciondolante si dirige verso il tavolo delle due malcapitate. Non so di preciso cosa si siano detti, ma tanto ciò che contava era il risultato finale. Un paio di volte indica a noi che siamo sul bancone, poi lo vedo dirigersi verso un tavolo più grande che si stava svuotando.
Mi giro verso il ragazzo che si occupa di far accomodare le persone o di cacciarle quando è tutto pieno (come ora...):
"Stè !!!, ci mettiamo a quel tavolo lì" ed indico il tavolo dove ora siede solo soletto il 'bastardo' con il suo boccale di birra.
Il tempo di alzarci ed arrivare al tavolo ed ora siamo in 5 a conversare allegramente a noi si sono aggiunte le due "signore". Come mio solito lascio agli altri dirigere le danze di gruppo e mi limito a qualche breve battuta o far da spalla ad una delle nuove arrivate, più che altro osservo, ascolto .... osservo.
Il "bastardo" tiene banco come da copione, ogni tre per due non perde l'occasione per invitare una delle due a casa sua, loro tra una risata e una battuta declinano sempre.
La serata volge al termine e al contrario di ciò che mi aspettavo, donna dalla camicia bianca (F. da ora, per comodità) dice guardandomi: "Grazie, della piacevole e spensierata serata, non mi dispiacerebbe ripeterla", sorride....
L'invito era troppo spudorato per non esser colto al che gli faccio: "Sono d'accordo, segnati il mio numero, quando vuoi chiama e ci rivediamo tutti (la guardo, dritta negli occhi.... e lei è li che altrettanto, fiera, sicura) insieme, per un'altra birra o magari per una cena".
Naturalmente lei (loro) non lascia nessun numero, ma si prende il mio e quello del 'bastardo', che prontamente mi aveva seguito nel offrire un mezzo per risentirci.

Circa dieci giorni dopo, verso l'ora di cena, il cellulare squilla... 
Guardo... un numero che non ho in rubrica (erano i tempi in cui ancora rispondevo a chiunque chiamasse sul mio cellulare), rispondo e dall'altra parte:

F.: Ciao Marco, sono F. !!!
Io: "F. ......F......F.....ok.... " Ciao F., mi stavo giusto chiedendo che fine avessi fatto.
F.: ride....  Bugiardo !!!

Nel giro di poche frasi, ci si accorda per una cena a due, dopo aver scartato con tremila scuse idiote, una nuova serata al pub con tutto il gruppo e una cena con gli stessi protagonisti.

-----------> Segue





lunedì 1 ottobre 2012

TRADITO


Si sistema l’orologio al poso destro, con una precisione quasi maniacale: si innervosisce quando gli scivola sotto il polso. Tamburella per l’ennesima volta le dita sul ripiano logoro della scrivania: retrocesso. Una parola che mai e poi mai avrebbe pensato di potere associare a sé, alla sua carriera. E intanto si sente vuoto dentro: colmo solo di ansia e di amarezza. Quando era entrato a far parte dell’unità di lavoro aveva sognato, sentiva che era la sua occasione per fare passi da giganti, lasciare la fogna sociale in cui era stato relegato fin dalla nascita. Lasciare lo Yemen e inseguire tracce che stavano diventando sempre meno precise. Guarda con disgusto la scatola del take away dove il wasabi molle rappresenta degnamente il suo stato d’animo. Si chiede ora a che pro tutte quelle ore a esaminare dossier che anziché fornirgli luce nei pensieri bui generavano x-files e segreti inaccessibili.
“sei ancora qua?” .. si volta a tre quarti, con lo sguardo intercetta la sagoma che sta alle sue spalle e un motto di stizza lo pervade. Sente calore al collo, stringe i pugni col desiderio che resterà inespresso di scagliarne uno sulla faccia di colui che l’ha tradito, che lo ha reso merce di scambio per avanzare di carriera e ingraziarsi la simpatia del comandante.
“no Zio.. ora vado e non torno più"